Fino a qualche anno fa le loro produzioni giravano i festival e si potevano vedere sui palcoscenici italiani più importanti. Ora le quattro straordinarie manonettiste del Gran Teatrino "La fede delle Femmine" si sono come rinchiuse in una zona di aristocratico isolamento: si esibiscono solo a Venezia, una volta alla settimana, davanti a platee ultra-ristrette in una sala della Fondazione Cini, sull'isola dl S. Giorgio. Ma i loro coltissimi e raffinatissimi mini-spettacoli musicali per adulti sono sempre avvenimenti da non perdere.
La prima volta che l'ho incontrata, la compagnia guidata da Margot Galante Garrone rappresentava un caso freudiano, tra invenzioni oniriche e minuscoli arredi déco ricostruiti con cura minuziosa. Le quattro artiste hanno poi continuato a lavorare su materiali insoliti, da Zanzotto al Balzac de La grande Bréteche al Brecht dei Lindberghflug e della Santa Giovanna dei macelli. Una particolarità del loro stile, oltre alle ricercate colonne sonore, è l’idea di giocare sulle folgoranti sproporzioni fra i piccolissimi corpi di legno e gli arti o i volti di chi li manovra, che appaiono di tanto in tanto dietro di essi.
È in questa linea che la compagnia ha proposto — durante il recente Carnevale veneziano — il mirabile L’après midi d'un poète. L’amico delle crisalidi, un piccolo capolavoro ispirato alla figura e alle opere di Guido Gozzano: più che una drammatizzazione dei suoi versi, una sorta di intenso ritratto interiore, un viaggio tra luoghi, atmosfere e segrete pulsioni di un poeta noto e amatissimo, ma il cui inquieto universo psichico è per certi versi ancora tutto da indagare. E la dimensione ridotta di oggetti e personaggi conferiva a questa ricognizione una particolare tenerezza ma anche una strana capacità di penetrazione quasi chirurgica.