Autrice dei versi e della musica delle sue canzoni oltrechè interprete, Margot è un personaggio nuovo nella scena italiana. Possiamo dire che ha due anime: quella barricadera, che l'ha portata, dal suoi esordi col gruppo di “Cantacronache”, a riprendere la tradizione dei “canti di protesta” di tutti i tempi e di tutti i paesi; e quella intimista, attenta a tutte le sfaccettature e gli spigoli della quotidiana psicologia coniugale. Che la “vera” Margot sia questa seconda — della quale il disco che qui si presenta dona un ricco repertorio, — è una constatazione fin troppo facile per essere del tutto vera: forse è più esatto dire che è proprio da questa Margot degli interni casalinghi, delle finestre cittadine, delle stanze d’albergo, con tutta la sua sensibilità per I'insoddisfazione nascosta sotto le ore apparentemente più tranquille e contente dei nostri tranquilli e contenti contemporanei, è proprio da questa Margot che matura ed esplode l’altra, quella delle canzoni di ribellione.
Non stupirà quindi trovare In questo disco, accanto a sei canzoni interamente di mano margottiana, due da lei musicate su versi d'un poeta come Franco Fortini, pronto sempre a voltare la lama della sua amarezza più dal verso del “pubblico“ che da quella del “privato”.
I versi di Margot delineano ogni volta un “racconto di oggetti” ma qui siamo esattamente agli antipodi del “cosmismo” narrativo di Robbe-Grillet: qui ogni oggetto è carico di tutto il suo significato umano, affettivo. Gli elenchi d'oggetti nella CANZONE DELLA VALIGIA esprimono un teso struggimento che la musica sottolinea, con quell’evidenza didascalica che Margot pone nelle più semplici trovate di composizione. Così in POMERIGGIO DI DOMENICA gli improvvisi fragori delle radio dei vicini costituiscono una specie d'illustrazione musicale all'interno della canzone; e nella fortiniana CANZONE DEI LITIGI le battute della coppia litigiosa diventano una specie di poliedro di specchi in cui la voce interseca sè stessa in angolazioni oblique o pungenti.
Italo Calvino