Un mondo in miniatura

di Valeria Ottolenghi

Lieve e intelligente, spiritoso e colto, ironico e raffinato: Sankt-Schreber-Passion del Gran Teatrino di Marionette La Fede delle Femmine, ha ricordato felicemente, ospite di TeatroFestival Parma, i gloriosi tempi di Micro-Macro, nel gioco delle proporzioni, nel gusto della sorpresa tra vero e finto , nel divertimento della miniaturizzazione, tra citazioni estetiche, riferimenti culturali, ammiccamenti d'ogni sorta. Con una sensualità che si nasconde e si svela al ritmo coinvolgente, erotizzante, del valzer.
Freud e il Presidente Schreber mostrano mondi segreti in un succedersi di visioni nate con la musica, in ripetuti vortici (il ruolo della poltrona nello studio medico) che, come nel sogno, svelano desideri segreti, inconfessabili. Ma infine descritti, interpretati...Un uomo e il fondatore della psicanalisi.
Un piccolissimo boccascena, pochi spettatori per poter vedere, su poche file di sedie e qualche gradino dell'ampia scalinata di Palazzo Sanvitale, marionette in formato ridotto che evocano persone vere e immaginarie, tra proiezioni sotterranee e rivisitazioni formalmente deliziose. Sipari dorati, caldi velluti, interni anni Trenta, immagini prospettiche, nella gioiosità del valzer...
E' possibile entrare fisicamente dentro un cervello per trarre via quanto di nero, di ripugnante vi si insinua ostinatamente?
Disegni Liberty che si moltiplicano in formato ridotto, tunnel che mostrano turbamenti profondi, la necessità del travestimento per mettersi alla prova nel ruolo di donna; ricordi e ossessioni presenti, quotidianità e passaggi terapeutici si alternano visivamente, mentre la musica pare farsi astratta narrazione per accompagnare la gioia dello scoprire, l'orrore della verità, il mistero del subconscio.
Cambi di scena, nuovi sfondi che mostrano altre visioni: non è l'uomo un insieme stratificato e complesso di mondi vissuti e sognati? Un piccolo pianoforte, e la Venere di Milo, vetrate e cannocchiale e treni in vario formato. Mutano le distanze e tutto si rimpicciolisce.
Ma esiste una realtà naturale oltre quell'insieme di immagini pensate? Nella magica visionarietà della Fede delle Femmine, oltre la Porta di Brandeburgo, in un azzurro cielo volano liberi gli uccelli. Un guardarsi immobile tra uno stambecco e Schreber; dietro un altro minuscolo sipario c'è un castello nel bosco dalle finestre illuminate. Una candida sposa. Il volto ambiguo di lui/lei nel ritmo cadenzato dell'incontro sessuale.
Le gambe della ballerina: gambe vere, che paiono giganti in quel mondo dalle dimensioni ridotte. Le calze smagliate: come per quella nuova apparizione-giocattolo...Cavalli dalle morbide chiome femminee...Una bara con due cadaveri (uno più piccolo: Schreber/donna ha sognato un figlio?). Ritmi avvolgenti. E ancora e ancora ritornano ragni e scorpioni...La memoria non si cancella (quelle teste in miniatura torturate!); i ricordi infantili possono tradursi in ferite indelebili. Tavole anatomiche e nuovi mondi onirici. Nelle tracce del padre, nello studio dello psicanalista.
Mani VERE che avvinghiano. Mani VERE che operano con guanti chirurgici. Mani VERE che entrano nel mondo della scena attraverso lo specchio...
Un sipario macchiato di sangue...Una sorta di larva sul fondo...La musica che tace...Tanti, tanti gli applausi per tutta la compagnia: Margherita Beato, Margot Galante Garrone, Sara Mancuso e Paola Pilla.

Valeria Ottolenghi