Florence, adorabile stonata

di Nicola Arrigoni

GUSSOLA — L’Opera Galleggiante Festival giunge al suo ultimo approdo dopo un’estate intensa fra piazze e teatri, trascorsa all’insegna del teatro e della musica. E proprio il binomio di musica e teatro caratterizzerà lo spettacolo per marionette Santa Cecilia dei Macelli, liberamente ispirato al testo di Brecht, Santa Giovanna dei Macelli, in scena stasera in doppia replica alle 21 e alle 22,30 a Villa Ferrari. I posti sono limitati, si consiglia perciò la prenotazione telefonando al numero, 347 7556898.
La messinscena, firmata dal Gran Teatrino La Fede delle Femmine, ha come protagonista «la stonatissima cantante miliardaria americana Florence Foster Jenkins, che all’inizio del ’900 e fino agli anni ’40 imperversò a Filadelfia, e in altre città americane, sovvenzionandosi i concerti che la vedevano protagonista — si legge nelle note di sala fornite dalla compagnia —. Il suo pubblico la amava per il divertimento che forniva con le sue imperdibili stonature, e i critici spesso descrissero le sue performances in modo abbastanza ambiguo. Nonostante la sua palese mancanza di abilità, la Jenkins era fermamente convinta della sua grandezza». E’ questo aspetto comico intrinseco nel personaggio di Florence Foster Jenkins che sembra caratterizzare lo spettacolo ideato e agito da Margherita Beato, Margot Galante Garrone e Paola Pilla. «Jenkins indossava spesso costumi elaboratissiml che si disegnava da sola, apparendo con ali e ‘pailettes', e gettando fiori al pubblico mentre agitava vezzosamente un grande ventaglio bianco — si legge nelle note di sala —. Limitò comunque le sue rare performances ad un ristretto numero di luoghi a lei graditi, e a un recital annuale nella sala da ballo del Ritz-Carlton di New York. All’età di 76 anni cedette infine alle richieste del pubblico e si esibì alla Carnegie Hall, il 25 ottobre 1944. Il concerto era così atteso che i biglietti vennero esauriti con settimane di anticipo. Florence Foster Jenkins morì un mese dopo questo evento». A questa biografia si lega il riferimento ai ‘macelli’ che la ineffabile Jenkins sottolinea via via, con arie e lieder della più importante tradizione musicale, e che sono, nell’interpretazione del Gran Teatrino, gli orrori dei macelli animali veri e propri, le tragedie della guerra, della shoah, delle condanne capitali, della tortura, del terrorismo — spiegano le tre interpreti —. Si viene così a creare, nello spettacolo, un contrasto allucinatorio fra le ‘leggerezza’ incosciente dei gorgheggi della cantante e la terribile rappresentazione della crudeltà umana. La novità della ‘messinscena’ dello spettacolo consiste anche nella struttura ‘a vista’ del teatrino, che nulla toglie alla ‘magia’ delle marionette ma che semmai accresce nello spettatore interesse e curiosità per i movimenti delle manovratrici».